Joinrs con Adriana, IT & Digital HR specialist in MAW
Chi è Joinrs?
Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.
Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.
Raccontando il mondo HR 
Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Adriana a condividerci il suo percorso e consigli!
"Essere HR significa essere un ponte tra candidati e aziende, ascoltare, comprendere e costruire percorsi di crescita che creino valore per entrambi"

Adriana Sagliano
IT & Digital HR specialist
1) Il tuo percorso accademico in Scienze Politiche, Sociali e Internazionali, con un focus sulle scienze dell’organizzazione, che basi ti ha fornito per il tuo ruolo in ambito HR? Quali aspetti della tua formazione ritieni siano stati più utili per la tua carriera?
Il mio percorso di studi in Scienze Politiche, Sociali e Internazionali, con un focus sulle scienze dell’organizzazione, mi ha fornito una visione ampia e trasversale del mondo del lavoro, permettendomi di approfondire dinamiche economiche, organizzative e sociali. Grazie a questo approccio multidisciplinare, ho avuto l’opportunità di osservare la realtà lavorativa da diverse prospettive, cogliendone le molteplici sfaccettature e sviluppando una maggiore consapevolezza del contesto in cui operiamo.
Questo bagaglio di conoscenze mi ha spinto a intraprendere un percorso nell’ambito delle risorse umane, un settore in cui il fattore umano è centrale e in cui ogni decisione deve tenere conto di molteplici variabili. Lavorare come HR significa, infatti, gestire persone con background, competenze e aspettative differenti, comprendendone le esigenze e cercare o creare un ambiente in cui possano esprimere al meglio il loro potenziale.
Ritengo che questo ruolo richieda non solo capacità organizzative e strategiche, ma anche empatia, ascolto attivo e una forte attitudine alla risoluzione dei problemi. Ogni giorno mi trovo di fronte a nuove sfide che mi spingono a migliorarmi e ad affinare le mie competenze.
2) Hai completato un master in Gestione, Sviluppo e Amministrazione delle Risorse Umane. Cosa ti ha spinto a specializzarti ulteriormente con questo corso?
La mia spinta verso la specializzazione nelle risorse umane è nata nel corso degli anni, maturando tra studio e lavoro. Durante l’università ho avuto l’opportunità di lavorare nel settore Retail, un’esperienza che mi ha permesso di affacciarmi concretamente al mondo del lavoro e di osservare da vicino le dinamiche aziendali. Proprio in quel contesto, vivendo l’esperienza da dipendente, ho iniziato a riflettere sull’importanza della compatibilità tra persone e aziende. Ho capito quanto sia fondamentale che un ambiente di lavoro rispecchi le esigenze, le aspirazioni e i valori di chi ne fa parte, e come questo possa influenzare il benessere e la crescita professionale.
Da qui è nata la mia curiosità nel voler comprendere meglio cosa ci fosse dietro una scelta lavorativa, cosa portasse un candidato a scegliere un’azienda e viceversa. Mi ha affascinato il processo che porta a un incontro soddisfacente tra le parti, e l’idea di poter contribuire attivamente a questo percorso mi ha spinto ad approfondire sempre di più il settore HR. Mi piace pensare al mio ruolo come a quello di un ponte tra candidati e aziende, un punto di riferimento che aiuta a individuare i requisiti fondamentali, a esplorare le migliori opportunità e a valutare le esperienze necessarie per un buon inserimento professionale.
Oggi, da professionista delle risorse umane, credo che la motivazione principale per svolgere questo lavoro sia proprio il desiderio di fare la differenza. Il nostro compito non si limita a trovare un impiego alle persone, ma consiste nel supportare e guidare sia i candidati che le aziende verso la scelta più adatta, aiutandoli a superare eventuali ostacoli o difficoltà. Essere HR significa essere consulenti, ascoltare, comprendere e costruire percorsi di crescita che possano portare beneficio a entrambe le parti. È questa consapevolezza che mi spinge a svolgere ogni giorno il mio lavoro con passione e dedizione.
3) Quali sono, secondo te, le competenze e le qualità che oggi i datori di lavoro cercano maggiormente nei candidati?
Le competenze tecniche rimangono senza dubbio un criterio fondamentale nella selezione di un candidato, ma nel mondo del lavoro di oggi, e in particolare nel settore STEM, i datori di lavoro pongono sempre più attenzione a un'altra qualità essenziale: la proattività. Essere proattivi non significa solo saper eseguire compiti e seguire istruzioni, ma riguarda il modo in cui una persona affronta il lavoro, la sua capacità di anticipare problemi, proporre soluzioni e mettersi in gioco anche in ambiti che esulano dalle proprie competenze specifiche. Significa avere la voglia di imparare, di adattarsi ai cambiamenti e di crescere costantemente in un contesto in continua evoluzione, come quello delle aziende tecnologiche, dove strumenti, metodologie e processi si trasformano rapidamente.
Tuttavia, credo che nel 2025 non sia più sufficiente concentrarsi solo sulle qualità che un'azienda ricerca nei candidati. Oggi la selezione non è più un processo unilaterale: i candidati scelgono le aziende tanto quanto le aziende scelgono loro.
Una delle richieste più frequenti che emergono nei colloqui che sostengo riguarda l’attenzione dell’azienda verso i propri dipendenti, non solo come risorse, ma come persone. Aspetti come il benessere lavorativo, la flessibilità, il work-life balance e un percorso di crescita professionale strutturato sono diventati fattori determinanti nella scelta di un posto di lavoro.
Per questo, credo sia essenziale comprendere non solo cosa serve all’azienda, ma anche cosa cercano realmente i candidati nel loro percorso. Un'organizzazione che investe nelle persone, che offre formazione adeguata e che valorizza i propri talenti non solo attirerà professionisti qualificati, ma riuscirà anche a trattenerli nel lungo periodo, creando un ambiente di lavoro motivante e produttivo.
4) L’attenzione al benessere dei dipendenti e al work-life balance è un tema sempre più centrale. Come vedi evolversi questo aspetto nel mercato del lavoro?
Questo è un tema molto rilevante, soprattutto per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. In questi ultimi anni, abbiamo visto un cambiamento radicale nell’approccio al lavoro: la flessibilità e il remote working sono diventati requisiti fondamentali per molte persone. Nonostante, nell’ultimo anno, ci siano stati alcuni passi indietro in questo senso, credo che presto ci troveremo di fronte alla necessità di adottare il remote working e la flessibilità oraria come modalità standard di lavoro.
Stiamo entrando in un’era lavorativa sempre più orientata al risultato, incentrata sugli obiettivi da raggiungere piuttosto che sugli orari fissi e sulle attività programmate minuto per minuto.
Naturalmente, questo cambiamento richiede un adattamento sia da parte delle aziende che dei dipendenti. Per far sì che il remote working e la flessibilità oraria funzionino, è fondamentale che entrambe le parti adottino una mentalità diversa. Il futuro del lavoro è basato sulla fiducia, sulla responsabilità e sulla capacità di auto-organizzarsi, ma anche sull’impegno reciproco a lavorare per raggiungere obiettivi comuni.
Adottare queste modalità di lavoro avrebbe numerosi vantaggi, tra cui una significativa riduzione dei costi aziendali, una diminuzione del tempo perso nel traffico o sui mezzi pubblici, e un miglioramento della produttività complessiva. Inoltre, questa flessibilità potrebbe contribuire a ridurre il divario di genere nelle aziende, offrendo a tutte le persone, indipendentemente dal loro genere, la possibilità di lavorare in modo più equilibrato e di conciliare meglio le esigenze familiari e professionali. Nel mio settore di riferimento, l’Information Technology, questa attenzione al work-life balance è diventata una delle priorità, tanto che i candidati stessi esprimono questo bisogno chiaramente durante i colloqui, ponendolo come uno dei “paletti” principali per la loro scelta. La possibilità di lavorare in modalità remote, unita alla flessibilità, non è più un optional ma una necessità per attrarre e mantenere talenti qualificati, soprattutto in un campo altamente competitivo come quello della tecnologia.
Intervista a cura del Team di Joinrs