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Joinrs con Alessandra, HR Head Cluster Italy & Iberica in Swarovski

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  Chi è Joinrs?  

Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.

Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

 

  Raccontando il mondo HR  Sticker_Determinata

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Alessandra a condividerci il suo percorso e consigli!

 

"L'HR deve anticipare il cambiamento e investire sulle persone come unica vera leva per districare la complessità, creando connessioni e opportunità in un contesto in continua evoluzione"
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Alessandra Colombo

HR Head Cluster Italy & Iberica

1) Quali competenze pensi che siano cruciali per una persona impegnata in ambito HR e come le hai sviluppate nel tempo?

Cambiano le persone, cambiano le competenze necessarie alla gestione delle stesse.

In virtù dell’intrinseca continua evoluzione dell’essere umano e della rivoluzione sociale e lavorativa particolarmente veloce e tuttavia profonda che ci ha visti più o meno protagonisti negli ultimi 15 anni, la gestione del cambiamento rimane uno dei capisaldi in termini di competenze HR. 

Ed il termine “gestione” non può che includere una visione intuitiva ed anticipatoria del cambiamento stesso, bisogna vederlo arrivare, come si suol dire. Unico modo questo per guidarlo, il cambiamento.

Ciò non può prescindere da una percezione consapevole di quel che accade intorno a noi, sia in ambito sociale sia di business del settore di riferimento. 

E allora la capacità di ascolto e business acumen sono altre due competenze che entrano in scena in sinergia, per consentire alla funzione HR di giocare un ruolo attivo nell’individuazione e prevenzione di dinamiche aziendali e finalmente influenzare le scelte aziendali importanti.

 

2) Qual è la tua visione del futuro del lavoro e come pensi che l'HR possa adattarsi a queste evoluzioni?

Ritengo che il mondo del lavoro si stia muovendo a passo svelto verso una realtà crescentemente complessa, che viaggia spesso in superficie e fatica ad andare in profondità, a sostenere il lusso di tempi lunghi sia per capire sia per intervenire. Questo perchè operiamo in un ambito di scenari estremamente veloci e mutevoli che richiedono una risposta principalmente rapida ancorchè imperfetta. 

Nel sistema complesso sappiamo tuttavia che tutto è connesso e tutto reciprocamente influenzabile. Il singolo individuo diventa allora l’unico vero elemento su cui ha senso investire dal primo all’ultimo giorno della vita lavorativa perché è di fatto il solo mezzo tramite cui districare la complessità. 

Più persone consapevoli e genuinamente convinte di avere infinite possibilità abbiamo in azienda, più le interconnessioni si influenzano positivamente e gli scenari di soluzioni possibili si moltiplicano.

Gli scenari che cambiano possono di fatto trasformarsi in infinite opportunità in cui ogni lavoratore possa far fiorire competenze inespresse.

 

3) Quali sono le principali differenze che hai notato tra le aziende per cui hai lavorato e come queste differenze hanno influenzato il suo approccio all'HR?

Aziende di settori estremamente lontani come l’high-tech ed il fashion/luxury (inclusa la peculiarità del retail), pur somigliandosi in diverse dinamiche, si parlano invece dal punto di vista del fattore tempo. 

Nel mondo high-tech la “realtà liquida” (tutto in continua evoluzione, quasi imprendibile) chiama tutte le funzioni ad agire in maniera veloce, all’avanguardia, con automazione e processi spinti al massimo. E’ la tecnologia a dettare i tempi al mercato.

Nel mondo fashion/luxury, sono invece la stagionalità della moda, gli eventi o le ricorrenze sociali a determinare lo scandirsi delle azioni. Le funzioni devono gestire quella dicotomia tra il valore della tradizione e l’urgenza di innovazione. Un equilibrio non facile.

Come HR mi sono in parte riappropriata della necessità di ripartire dalle persone, al di là del processo, ancora da venire in alcuni casi. Ed ho trovato assolutamente funzionale potenziare la creazione di connessioni non ancora esplicitate all’interno dell’organizzazione per poter produrre scenari possibili ed inesplorati.

 

4) Quanto ritieni importante l’apprendimento e lo sviluppo continuo nel contesto dell’HR oggi?

Ritengo assolutamente essenziale investire continuamente in formazione nella funzione HR. Credo che l’anima stessa della funzione debba manifestarsi in modi ancora diversi, più incidenti e rispondenti alle esigenze vere dell’azienda. 

Serve uscire da un approccio talvolta monolitico e reattivo. Serve infilarsi in maniera trasversale nei diversi pertugi organizzativi, come fossimo plastilina colorata, ben visibile, senziente. La leadership, l’assertività, la capacità di influenzare credo siano competenze dalle quali la funzioni non possa prescindere. Essere “funzione di supporto” non è più sufficiente, probabilmente non lo è mai stato.



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Intervista a cura del Team di Joinrs