Human Resources

Joinrs con Alessandra, HR Business Partner in Gruppo Tempocasa

Scritto da Il team di Joinrs | 17/10/2025

  Chi è Joinrs?  

Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.

Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

  Raccontando il mondo HR  

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Alessandra a condividerci il suo percorso e consigli!

1) Il tuo percorso accademico ti ha portata da Bologna a Maastricht: quanto ha influito questa esperienza internazionale sulla tua visione delle risorse umane?

Studiare Relazioni Internazionali a Maastricht ha avuto un impatto enorme sul mio modo di pensare e sul mio approccio futuro alle Risorse Umane. Lì ho imparato il valore della strategia: ogni studente doveva costruire una propria teoria su scenari complessi, dal contesto europeo a ipotesi globali come “E se la Cina diventasse la nuova superpotenza?”. Questa esperienza mi ha insegnato a guardare sempre a panorami diversi, mai in maniera ordinaria, a valutare pro e contro e a sviluppare idee di mondo che ancora non esistono.

Quella mentalità è diventata la mia bussola nel mondo HR: ho imparato a pensare e a criticare in maniera oggettiva ciò che vedo, a leggere dinamiche complesse e a preparare il futuro. Ogni decisione, ogni intervento nasce dall’analisi, dalla visione sistemica e dalla capacità di trasformare la complessità e la diversità in opportunità concrete per le persone e per l’organizzazione.

 

2) Hai lavorato a Londra per oltre 6 anni: cosa hai imparato sul piano delle soft e hard skills in un contesto così dinamico?

Londra, e il settore moda in cui lavoravo, sono stati una vera scuola di adattabilità e gestione della diversità. Ho collaborato con personalità forti, estrose e, in un contesto fast-paced, competitivo, con forte senso di urgenza e l’imperativo “Go the extra mile”.

Un aspetto fondamentale che ho imparato è la gestione dei talenti in un ambiente internazionale: qui le soft skills erano già considerate centrali, spesso più delle hard skills, e la valutazione del potenziale di una persona non dipendeva da chi sei, da dove vieni o dalla laurea che hai. Quello che contava davvero era la capacità di contribuire, adattarsi e crescere. Ho imparato a leggere le persone oltre il ruolo formale, a costruire team armonici nella diversità e a gestire talenti molto diversi tra loro, e volte in contrasto. In un ambiente dove le regole non erano scritte (la common law inglese è flessibile e si adatta costantemente a nuove situazioni e cambiamenti attraverso l'interpretazione e l'evoluzione), l’HR doveva essere flessibile, rapido e sempre strategico. Questa esperienza mi ha confermato che la vera forza dell’HR sta nella capacità di vedere il potenziale oltre il CV, gestire l’incertezza e trasformare le persone in un valore strategico per l’organizzazione.

 

3) Il tuo rientro in Italia ha coinciso con lo sviluppo del tuo percorso in ambito HR iniziato all'estero. Cosa ti ha spinta a tornare e a specializzarti ulteriormente in questo campo?

Sono tornata al Sud Italia perché qui c’è un potenziale enorme e volevo portare le competenze maturate all’estero. Lavorare in HR oggi, per me, significa fare un impatto concreto ogni giorno: creare, innovare, formare e vedere crescere le persone.

È il posto giusto per chi vuole trasformare le Risorse Umane in un motore di crescita, non in burocrazia. Serve energia e leadership trasformativa, perché spesso non c’è piena consapevolezza del valore strategico dell’HR. La mia missione è dare spazio a questa funzione come leva strategica, diffondere cultura aziendale anche nei piccoli gesti quotidiani e costruire ambienti in cui le persone possano davvero svilupparsi.

 

4) Quali trend HR stai osservando con maggiore attenzione in questo momento?

Oggi osservo due trend principali:

    • Lo shift dalla gestione alla cura: quindi la retention dei talenti attraverso cultura e purpose. Il concetto di gestione del personale è di gran lunga superato, bisogna aver cura delle persone. Quindi elementi come salario, cultura aziendale, flessibilità e purpose non sono più separati: insieme determinano soddisfazione, produttività e la retention dei collaboratori. Le nuove generazioni cercano armonia tra lavoro e vita, allineamento con i propri valori e senso nel ruolo che ricoprono. Per la nostra azienda questo significa lavorare per offrire coerenza e purpose: ogni persona deve sentirsi in linea con il proprio ruolo, contribuire concretamente all’organizzazione e avere supporto per il proprio benessere in un contesto complesso come quello attuale.
    • Un altro trend fondamentale è l’integrazione dell’AI e l’automazione dei processi HR, non solo per snellire le attività operative ma anche per fare predictive analytics. Così liberiamo tempo per concentrarci su ciò che conta davvero: sviluppo del potenziale e costruzione di esperienze di lavoro significative.

       

      Intervista a cura del Team di Joinrs