Human Resources

Joinrs con Benedetta, HR Generalist in Vivienne Westwood

Scritto da Il team di Joinrs | 3/10/2025

  Chi è Joinrs?  

Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.

Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

  Raccontando il mondo HR  

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Benedetta a condividerci il suo percorso e consigli!

1) Cosa ti ha spinto a scegliere Giurisprudenza e, in particolare, a scegliere una tesi di laurea in diritto del lavoro europeo?

Sin dal liceo ho sempre trovato interessante studiare il diritto, soprattutto relativo alle istituzioni, non solo italiane ma anche comunitarie. Oltre a ciò, mi è sempre piaciuto relazionarmi con le persone ed anche rappresentarle, seppur in contesti all’epoca ‘scolastici’ o non lavorativi. E’ venuto alquanto spontaneo, quindi, iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza, pensando che la mia strada sarebbe stata in seguito quella forense. Ho scelto poi una tesi in diritto del lavoro dell’Unione europea perché è una materia che avevo trovato particolarmente interessante, in quanto trattava un tema a mio avviso fondamentale della vita quotidiana di (quasi) ogni individuo: il lavoro, illustrando inoltre il ruolo che l’UE ha avuto nella regolamentazione del lavoro ponendosi come obiettivo l’armonizzazione tra i diversi ordinamenti nazionali. Infatti, ciò che ha cominciato ad interessarmi sempre più già durante il percorso accademico sono stati i diritti sociali e in particolar modo la non discriminazione, la promozione della parità di trattamento di genere, le politiche di inclusione, le azioni positive e, in generale, la tutela dei lavoratori.

Successivamente, dopo la pratica forense, ho compreso che avrei preferito un ruolo più dinamico e orientato alla gestione delle persone, non solo dal punto di vista giuridico o contrattualistico, ma soprattutto relazionale e calato in contesti aziendali. In ambito HR ho visto quindi la possibilità concreta di poter conciliare il mio percorso giuridico con le tematiche di mio interesse sopra citate, con la gestione dei dipendenti, lavorando così su vari aspetti e contribuendo attivamente nel mio piccolo alla costruzione di ambienti di lavoro più equi ed inclusivi ed efficienti, per poterne poi anche far parte. Credo sia stata un’evoluzione naturale del mio percorso, che mi ha portata a orientarmi verso una specializzazione più aderente ai miei interessi ed obiettivi professionali.

 

2) Lavori in Vivienne Westwood da oltre 10 anni: com’è cambiato il tuo ruolo nel tempo e quali sono stati i momenti di svolta più significativi?

 Lavorando da oltre dieci anni in Vivienne Westwood nel dipartimento HR il mio ruolo è cambiato in modo profondo e naturale, seguendo sia la mia crescita personale e di competenze, sia l’evoluzione dell’organizzazione in cui lavoro, che si è ampliata molto a partire dal 2018 circa con il processo di internalizzazione della produzione e gestione diretta della supply chain.

Ho iniziato il mio percorso occupandomi primariamente della parte amministrativa, contrattuale, health&safety, dove ho potuto mettere a frutto la mia formazione giuridica. È stato un primo periodo importante, perché mi ha dato una solida base normativa ed operativa: conoscere a fondo le regole del lavoro, gli adempimenti, i contratti e gli obblighi mi ha permesso di sviluppare un approccio preciso, consapevole e risolutivo di molteplici problematiche. Successivamente, mi è stata data l’opportunità di ampliare sempre di più il perimetro e la mia visione assumendo un ruolo totalmente trasversale, occupandomi ad oggi anche di molti altri aspetti più legati alla gestione delle persone: seguo direttamente il recruiting, i colloqui e le assunzioni, l’onboarding, la comunicazione interna, la gestione del ciclo di vita dei dipendenti, vari progetti spot in ambito HR e, fino a qualche anno fa, anche i percorsi di formazione.

Ogni fase di questo percorso mi ha insegnato qualcosa: l’attenzione al dettaglio nella parte normativa, la capacità di ascolto, la motivazione necessaria (!) nei momenti di cambiamento, l’importanza di imparare a comprendere il proprio contesto aziendale e trovare quindi il giusto equilibrio tra le esigenze dell’organizzazione e le aspirazioni individuali delle persone che ci lavorano, con l’obiettivo di creare un’esperienza positiva e coerente sia per le nuove persone che entrano a far parte dell’azienda sia per i dipendenti che ne fanno parte già da diversi anni.  

 

3) In un contesto come quello della moda, quali sono state le principali sfide HR affrontate e quelle che ti trovi ad affrontare oggi?  

Se per molte aziende di moda, spesso tradizionalmente ed esclusivamente con modalità lavorativa in presenza, è stata una grande sfida il dover organizzare il lavoro da remoto durante la pandemia e cambiare totalmente la cultura aziendale post-covid, posso affermare che in Vivienne Westwood siamo stati senz’altro facilitati dal fatto che lo SW era già stato introdotto sin dal 2017, anno in cui è entrata in vigore la normativa sul Lavoro Agile in Italia.

Credo che la vera sfida principale ad oggi, per gli HR, sia quella della retention aziendale e della motivazione dei dipendenti, soprattutto in relazione alle generazioni lavorative più giovani, cercando di creare un engagement forte con la mission aziendale e cercando di bilanciare gli interessi dell’organizzazione con ciò che i dipendenti vorrebbero trovare in un luogo di lavoro, garantendo quindi ascolto, feedback frequenti e – laddove possibile – assegnando dei piani di formazione e/o di carriera ad hoc.

In sintesi, la funzione HR nelle aziende di moda deve oggi conciliare la tradizione con le nuove esigenze, supportando un cambiamento fatto di nuove competenze e nuove aspettative generazionali, oltre che nuove sfide etiche, ambientali e culturali. Credo, in sostanza, che il ruolo dell’HR debba evolversi costantemente insieme al contesto, sociale, ambientale, diventando così sempre più strategico e consapevole, per costruire ambienti di lavoro in cui le persone possano sentirsi valorizzate, motivate, ascoltate, nonché parte attiva del cambiamento.

 

4) Quali sono, secondo te, i trend HR più interessanti da tenere d’occhio nel prossimo futuro?

A mio avviso il focus dovrà essere incentrato senza dubbio sull’adozione di modalità lavorative ibride o flessibili, in quanto la possibilità di effettuare la prestazione lavorativa in modalità smart working deve essere ad oggi la norma e non più l’eccezione e si dovrà inoltre sempre più cercare di valutare ed abbracciare, laddove possibile, soluzioni più flessibile in termini di orario di lavoro giornaliero e – perché no – a tendere anche settimanale, così da raggiungere una reale balance tra produttività e benessere dei dipendenti.

A questo proposito un altro focus potrebbe essere senz’altro il benessere e salute psicofisica dei dipendenti, integrando le già presenti azioni di welfare/benefit con altrettante azioni positive focalizzate sul wellbeing, soprattutto psicologico, garantendo carichi di lavoro ragionevoli ed un clima aziendale che possa realmente definirsi ‘sano’ per evitare situazioni di stress tossico. Infine, il vero trend innegabile è e sarà sempre più quello dell’AI, che sta toccando ormai tutti gli ambiti e le funzioni lavorative; pertanto anche per l’HR si dovranno valutare e integrare le soluzioni di HR tech, ovviamente adatte a ciascuna realtà aziendale, sia a supporto ad esempio della fase di recruiting (senza sostituire del tutto il controllo e l’esperienza umana, a mio avviso), sia a supporto e per facilitare la parte di data analytics legata alla funzione HR.

 

Intervista a cura del Team di Joinrs