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Joinrs con Paola, HR Recruiter in DCS Easyware

Sticker_Emozionata-1  Chi è Joinrs?  

Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.

Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

  Raccontando il mondo HR  Sticker_Determinata

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Paola a condividerci il suo percorso e consigli!

"Nel recruiting di oggi non basta selezionare: bisogna saper ascoltare, raccontare e creare connessioni autentiche tra persone e organizzazioni"
Foto profilo Joiners

Paola Gravagna

HR Recruiter

 

1) Dopo il tuo percorso accademico legato alla comunicazione e alle relazioni internazionali, cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo HR? 

Io faccio parte di quella categoria di persone che ha scoperto la sua professione quasi per caso, senza volerlo; posso affermare che è stato il lavoro a scegliere me, e non il contrario. Ho intrapreso la mia carriera universitaria con il sogno di diventare una cooperante internazionale esperta in progetti di sviluppo ma nella vita, si sa, le idee non combaciano sempre con i fatti e rendersene conto può andare a proprio favore! Così, dopo la laurea triennale in Relazioni Internazionali, ancora incerta su quale strada intraprendere, ho scelto di proseguire con un percorso di studi in Comunicazione Pubblica, senza pormi troppe domande su come avrei potuto spendere quella laurea nel mercato del lavoro, attingendo per così dire all’intelligenza intuitiva che a volte ne sa ben più di quanto crediamo.

Durante la magistrale ho svolto un tirocinio presso un’agenzia di comunicazione che organizza eventi a Torino; proprio lì, sono stata inserita nel Team HR e proprio lì è nata la mia curiosità verso questo universo tutto da esplorare. Quello che ho capito dalla mia esperienza è che un diploma di laurea non ci dice chi dobbiamo diventare, quale ruolo ricopriremo nel mondo del lavoro. Lo studio rappresenta un percorso di esplorazione: ci aiuta a identificare i nostri interessi, a riconoscere le nostre potezialità e i nostri limiti; ed è solo prendendo consapevolezza delle nostre risorse personali che possiamo puntare la bussola verso la direzione giusta. 

 

2) Hai lavorato sia in contesti aziendali che in realtà più sociali, come cooperative e organizzazioni orientate all’inclusione. Che differenze hai notato nel modo di fare recruiting tra questi due mondi?

In una realtà sociale come quella di una cooperativa di tipo B, spesso chi partecipa a un processo di selezione lo fa per una necessità concreta: ha bisogno di lavorare per vivere e, in alcuni casi, sopravvivere. Parliamo di persone che non si trovano nella condizione di poter scegliere un lavoro ispirato alle proprie passioni, ma che devono rispondere a bisogni primari: pagare l’affitto, le bollette e fare la spesa.

Nel contesto aziendale, soprattutto in settori strutturati come l’IT, il target è decisamente diverso. Qui, chi recruta non si limita a selezionare, ma spesso si ritrova a dovere convincere il/la candidato/a. Chi si candida in questi ambienti non cerca un lavoro qualsiasi, ma valuta con attenzione: benefit, percorsi di crescita, cultura aziendale, equilibrio vita-lavoro. Direi che, nel primo caso, è il bisogno che spinge verso l’occupazione, nel secondo è l’offerta a dover attrarre: due logiche profondamente diverse, che richiedono approcci di selezione ben distinti. 

 

3) Secondo te, quali sono i principali cambiamenti che stanno rivoluzionando il mondo HR e la Talent Acquisition in questo momento?

Uno dei cambiamenti più significativi che stiamo osservando nel mondo HR e nella Talent Acquisition riguarda l’evoluzione del ruolo dei candidati. Le persone che si candidano oggi sono più consapevoli del proprio valore e tendono a esprimere con maggiore trasparenza le loro aspettative, soprattutto in termini di qualità della vita lavorativa e retribuzione. Questo è il riflesso di un cambiamento culturale profondo: il concetto tradizionale di "gavetta" sta progressivamente perdendo centralità. Oggi, il mercato del lavoro premia competenze subito spendibili, e l’accesso a molte professioni avviene attraverso percorsi più diretti, anche grazie alla specializzazione formativa. Di conseguenza, stiamo assistendo a un’inversione del rapporto di forza tra aziende e candidati: non sono più solo le imprese a scegliere, ma anche i/le candidati/e a valutare se un’organizzazione è in linea con i propri valori e le proprie ambizioni. 

Altro cambiamento che sta rivoluzionando il mondo HR riguarda la trasformazione del ruolo dei recruiter, la cui attività e la cui esperienza saranno ridefinite dall'intelligenza artificiale. A mio avviso, chi esercita la professione di Talent Acquisition Specialist dovrà concentrarsi sugli aspetti relazionali e strategici della propria posizione, piuttosto che sulle mansioni amministrative. Le attività ripetitive — come lo screening dei CV — possono essere ormai affidate a strumenti di intelligenza artificiale, capaci di svolgerle in modo più rapido ed efficiente.

Di conseguenza, il recruiter del futuro dovrà spostare il suo focus su ciò che le macchine non hanno la capacità di fare: costruire relazioni autentiche con i candidati, comprendere la compatibilità culturale tra persona e azienda, gestire le problematiche del processo di selezione e sviluppare strategie di employer branding. 

 

4) Come vedi evolversi il ruolo dell’HR Recruiter nei prossimi anni? Quali nuove competenze pensi diventeranno fondamentali?

Credo che nei prossimi anni, il ruolo dell’HR Recruiter sarà sempre più orientato alla costruzione di relazioni autentiche. Le competenze comunicative ed empatiche diventeranno essenziali per instaurare un dialogo efficace con i candidati e garantire un’esperienza positiva lungo tutto il percorso di selezione. Allo stesso tempo, sarà cruciale saper presentare al meglio l’azienda, valorizzandone i punti di forza; questo richiederà una solida conoscenza di employer branding, storytelling, comunicazione digitale e capacità di analizzare i dati legati all’attrattività dell’organizzazione.

 

 

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Intervista a cura del Team di Joinrs