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Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Paolo a condividerci il suo percorso e consigli!
Penso che tutto dipenda da come intendiamo il mestiere di HR. Se pensiamo alla versione tradizionale legata, prevalentemente agli aspetti giuslavoristici, allora la multidisciplinarità risulta utile, ma meno rilevante. Se interpretiamo l’HR in modo più ampio, e questo è il mio personale approccio, dove l’enfasi cade sull’essere il primario agente di cambiamento della cultura aziendale, allora la multidisciplinarietà diventa indispensabile. Nel contesto competitivo attuale in cui si trovano ad operare le aziende, è sempre più importante far sì che le persone che animano l’impresa siano in grado di sviluppare culture in grado di abbracciare concetti nuovi come ad esempio quelli della sostenibilità, della responsabilità sociale d’impresa, della cooperazione di filiera. HR può, a buon diritto, candidarsi ad essere il motore per la creazione del mindset adatto allo sviluppo dell’impresa. Non ci sono altre funzioni aziendali in grado di farlo altrettanto bene, ma chi svolge il nostro mestiere, per essere concretamente all’altezza del compito, deve poter contare anche su competenze differenti da quelle tradizionali: è necessario comprendere a fondo la natura del business dell’impresa (e se l’impresa è una impresa industriale servono anche conoscenze tecniche), ma anche le dinamiche sociali e i meccanismi che guidano gli esseri umani nelle loro scelte e nella loro capacità di affrontare nuove sfide.
Credo che ogni fase della vita si presti, per propria natura, a un diverso modo di apprendere. Da giovani, quando si ha l’opportunità di frequentare le scuole superiori e per la prima volta l’Università, si è chiamati a dare l’impostazione iniziale alla propria carriera: si scelgono le discipline che in quel momento sembrano più promettenti e vicine al nostro sentito e alle nostre passioni. Non si può però in quel momento avere una chiara visione del mestiere che si andrà a fare. Una volta iniziata l’attività lavorativa tipicamente si vive una prima fase intensa in cui c’è poco tempo per la formazione e ci si concentra sull’inserirsi nel contesto e nel dimostrare a se stessi e agli altri che cosa si è in grado di fare. Che cosa succede dopo? A quel punto la professione è più chiara e la persona è più matura: si tratta di scegliere nuovamente se investire o meno nella formazione personale. E’ questo a mio parere il momento in cui si può fare la differenza. Ancora poche persone decidono di vivere la formazione come un’opportunità continua e a mio parere è un peccato. In azienda noi abbiamo introdotto il concetto del self learning (la possibilità per tutti di scegliere su che cosa formarsi, anche al di là del proprio ruolo lavorativo) e adottiamo una piattaforma di e-learning aziendale oltre a investire molto nella formazione anche più tradizionale e operativa. Indipendentemente però da quanto l’azienda può fare, la volontà deve partire dalla persona: tornare all’Università è possibile e utilissimo.
Non parlerei di un profilo ottimale generico per HR manager perché, a mio parere, dipende molto dal tipo di azienda nel quale si vuole lavorare. Parlo di voler e non di poter lavorare perché ritengo sia una scelta. Personalmente non credo che la professione si possa misurare, come si tendeva a fare una volta, attraverso il numero di persone gestite o il fatturato/rilevanza dell’azienda; credo che essere HR in una grande corporation, esserlo in una multinazionale medio-grande o esserlo in una piccola richieda competenze diverse, ma presupponga prima di tutto una scelta di fondo da parte del professionista (in altri termini il grande non è di per se stesso meglio del piccolo). Io amo lavorare nelle multinazionali medio-grandi imprenditoriali: è il contesto che trovo più stimolante e gratificante; in società come queste servono le competenze professionali di base (giuslavoristiche, contrattuali ed economiche almeno a livello discreto, di conoscenza delle dinamiche sociali), ma si può fare la differenza aggiungendo tutto ciò che serve ad affiancare l’imprenditore nelle sue scelte, a supportare i manager nella loro crescita, a sostenere il business dell’azienda attraverso valori forti che la posizionino in modo distintivo sul mercato. Nelle grandi corporation entrano in gioco anche altre competenze legate per esempio alla creazione di relazioni istituzionali forti, così come nelle piccole aziende prevale la necessità di competenze solide di gestione delle singole fasi dell’employee journey.
Gli/le direi prima di tutto di scegliere la propria missione professionale. Medie aziende dove spingere cambiamenti culturali o grandi aziende dove tessere relazioni istituzionali o piccole aziende dove vivere la concretezza dell’operatività? Una volta fatta la scelta il tema è distinguersi. In che cosa pensi di poter dare un contributo speciale, diverso dal solito? Se HR vuole essere non un mero servizio, ma una leva strategica di business, allora non possiamo dimenticare che l’impresa sul mercato si trova a dover far apprezzare il proprio approccio distintivo, pertanto un HR che si limita a fare ciò che fanno tutti non offre all’azienda un vantaggio competitivo. Identificato il proprio speciale modus operandi, bisogna studiare: l’eccellenza non si può ottenere se non battendo strade nuove e non è sufficiente copiare le best practice di mercato. La buona notizia è che farlo è divertente, dà un senso al lavoro che si è chiamati a svolgere per tanti anni, mantiene viva la curiosità, e non solo quella professionale. Mi sento di consigliare questa via: non semplice forse, ma certamente stimolante tanto per un giovane professionista, quanto per chi, come me, è meno giovane.
Intervista a cura del Team di Joinrs