Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.
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Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Romina a condividerci il suo percorso e consigli!
Sicuramente è stato e sarà ancora un viaggio molto interessante e soprattutto costruttivo, all’insegna di una sempre maggiore prevalenza nel mettere le persone ed il loro benessere in primo piano nel mondo del lavoro. È senz’altro una evoluzione in positivo, anche perché in passato il ruolo HR era vista una funzione essenzialmente amministrativa, focalizzata sulle paghe, assunzioni e naturalmente conformità normativa. Oggi invece, il ruolo HR è un partner strategico fondamentale nelle aziende, ed ha un impatto diretto sulla cultura aziendale e sulla produzione, e di conseguenza anche come l’azienda si pone nei confronti del mercato.
Con il sopraggiungere della tecnologia, il lavoro nell’ambito HR è diventato sicuramente più efficiente attraverso i sistemi di intelligenza artificiale e naturalmente i sistemi di gestione nel suo complesso, non per ultimo i vari strumenti di analisi dei dati che aiutano moltissimo a prendere decisioni basate su insight concreti, dalla selezione del personale all’employee engagement.
Naturalmente questa lettura incentrata sia sul fidelizzare il personale che attrarre nuovi talenti, ha posto l’accento su dinamiche volte a contenuti come employee experience, work-life balance. In questo contesto la pandemia ha accelerato molto queste dinamiche, focalizzandosi ed anche “adattandosi” alle nuove esigenze dei dipendenti e di chi cerca lavoro. Si parla molto di lavoro da remoto, di modelli ibridi che oggi sono diventati argomenti e prassi consolidate, talmente consolidate da essere oggetto anche di critiche, ripensamenti e ristrutturazioni.
Proprio per questa dinamicità, chi lavora o vuole lavorare nel mondo HR deve necessariamente possedere competenze trasversali, capacità di analisi e lettura dei dati, conoscenze digitali importanti e sempre più significative soft skill soprattutto incentrate nella gestione del cambiamento ed in una forte empatia ed intelligenza emotiva. E’ su questo ordine esemplificativo che personalmente mi sono adoperata, soprattutto nel rendermi duttile a tutte le sollecitazioni ed a nuove esperienze formative non solo nella formula più classica plausibile e quindi “studiando” ma anche sul campo, affinando soprattutto la sensibilità. La stessa sensibilità che fornisce un supporto insostituibile sia nella gestione del personale che nelle attività volte all’acquisizione di nuovi talenti, dove sempre più spesso si preferisce l’attitudine alla competenza e quindi innanzitutto si sceglie “la persona”.
Ritengo sia estremamente importante investire nella formazione continua, soprattutto perché l’evoluzione del mondo HR, in tutte le sue sfaccettature (e non sono poche) è in rapida evoluzione, in particolare relativamente ai cambiamenti tecnologici. Se volessimo analizzare ciò che compete la selezione del personale, lo stesso reclutamento ad oggi può sfruttare notevoli strumenti avanzati per il reclutamento cosiddetto intelligente. Oltretutto, lo stesso avanzamento del lavoro da remoto implica necessariamente la creazione di ambienti di lavoro flessibili e sostenibili. Resta indiscutibile un continuo aggiornamento su tutto ciò che compete la protezione dei dati e le normative in tema di sicurezza del lavoro. Ciò preclude naturalmente una competenza aggiornata sui processi HR corretti dal punto di vista legale. Con l’introduzione di politiche a sostegno delle assunzioni o di categorie particolari, diventa fondamentale seguire costantemente un aggiornamento in materia, tra l’altro spesso con notevoli differenze di applicazioni anche tra le varie Regioni, come in particolare per le Politiche Attive. Una formazione continua legata essenzialmente alle competenze non preclude, naturalmente, una adeguata formazione/esperienza in ambito di soft skills, come l’intelligenza emotiva (ed aziendale aggiungerei), una fondamentale comunicazione efficace e naturalmente la gestione del cambiamento. A questo si associano le proprie attitudini, da sviluppare ed approfondire. Ciò che ritengo essenziale per chiunque abbia volontà di specializzarsi nel mondo HR, è soprattutto il proprio approccio, la necessaria umiltà di rendersi consapevoli di non avere il “potere” di decidere per gli altri, ma la “responsabilità” di decidere appunto per gli altri. Considero questa tipologia di approccio, inevitabile. Ciò valorizza una grande forza interiore, capace di mediare, ascoltare, porsi in maniera neutrale, senza giudizi e preconcetti. Canalizzare ad hoc la relation, in virtù della persona che ci si trova davanti, questo denota anche un profondo rispetto, indispensabile per comprendere ed agire. Questo atteggiamento prevede anche una forte empatia (positiva), la capacità di vestire i panni del proprio interlocutore e comprendere esattamente i bisogni, a prescindere dalle modalità con cui le persone si rivolgono ai referenti del mondo HR. Ciò valorizza un elemento importante della formazione continua, che si denota nell’esperienza, che non dipende “banalmente” da una questione temporale, ma dall’intensità con cui si vivono le esperienze quotidiane. Per cui “anche” esperienze brevi ma intense.
A questa domanda mi basterebbe rispondere semplicemente con il termine più significativo ed efficace del mondo HR: l’ascolto. Da sottolineare che il termine “ascolto” non ha solo un’accezione comunemente legata alla comprensione di ciò che una risorsa esprime, a mio parere l’ascolto ha un’accezione decisamente più ampia, che si configura anche nel saper “ascoltare l’ambiente”, osservare e trarre considerazioni e soprattutto fare un’analisi dello status ed identificare le cosiddette “aree di miglioramento”. E’ assolutamente palese che la sensibilità del dipendente sia concentrata innanzitutto sulla parte economica, ma in certi contesti non basta, anzi è addirittura deleterio. Un’azienda che abbia volontà di fidelizzare i propri dipendenti e soprattutto di attrarre talenti deve necessariamente puntare sul clima aziendale, che dipende da tante cose, ed in questo caso sicuramente non dal contesto economico. Un buon HR Manager lavora su due fronti, ed uno dei capisaldi che concretizza un buon clima aziendale, a mio parere, è il coinvolgimento. Lasciare che il dipendente esprima la propria opinione ed analizzare seriamente il parere per lavorare le “aree di miglioramento”, regala oltre che un’appartenenza (difficile da scalfire), anche un atteggiamento di dedizione, meritato, lavorato e soprattutto contribuito.
E’ facile lavorare esclusivamente su avanzamenti di livello, premialità, benefit.
Il benessere del dipendente e l’appartenenza, si misura sul valore che viene dato al dipendente stesso. Questa è la cultura che Gesfor, attraverso il proprio ufficio HR, sta seminando, il valore di ogni persona ed il contributo che questo può dare per il benessere di tutti. Amiamo definirci una comunità, con un unico intento, fare la differenza. Oltretutto il settore in cui operiamo si sposa perfettamente con i nostri valori, tra cui, ciò che volutamente coltiviamo sia verso i nostri Clienti che verso i nostri Dipendenti è l’onestà.
Per cui, in definitiva, gli ingredienti chiave, che ci convincono, anche con i relativi risultati tangibili sono necessariamente quanto esemplificato, e dunque l’ascolto, il coinvolgimento, l’appartenenza e l’onestà.
È una grande responsabilità dare consigli a tutti coloro che si stanno orientando nel mondo delle risorse umane e in generale nel mondo del lavoro. Mi fa molto piacere “provare” a dare le cosiddette “dritte” a chi può esserne interessato.
Innanzitutto, credo sia opportuno fare un’analisi di questo mondo, perché le diverse sfaccettature portano con sé anche delle caratteristiche, attitudini o competenze diverse, ma non lontane, soprattutto perché chi riesce, ad un certo punto del proprio percorso ad assumere un ruolo come HR Manager, deve necessariamente avere una competenza globale, naturalmente, come tra i ruoli principali, essere un HR Manager non significa essere “arrivati”, anzi... a mio parere è come ricominciare! E sinceramente è anche questo il bello!
Alle risorse umane competono settori quali la formazione, la ricerca & selezione, la parte puramente amministrativa, la somministrazione, piuttosto che, in un target più moderno, anche l’orientamento insieme alle Politiche Attive, e tanto altro.
Ad ognuna di queste “sub-zone” delle risorse umane, competono sia hard skill e sia attitudini e soft skills. Ma c’è un fattore comune, quello che abbraccia inevitabilmente tutto il comparto ed è necessariamente un talento innato a saper approcciare alle persone, una tipologia di approccio che va a sintetizzare uno dei valori fondamentali per ogni persona: il lavoro. Questo preclude necessariamente una grande sensibilità, nulla è superficiale quando si parla di lavoro, soprattutto quando da questo dipende l’indipendenza o la gestione di una famiglia. Per chi approccia questo mondo ciò che non deve trascurare è anche il concetto della mediazione, e dunque la capacità di dare valore anche alla rabbia di chi non trova lavoro, oppure non viene pagato correttamente, o chi ha necessità di una formazione adeguata, e tanto altro. Si combatte ogni giorno con le consuete variabili umane, infinite ed a volte indefinite.
Nulla di impossibile.
Il mio contributo non vuole scoraggiare, ma credo sia importante per chiunque, fare un’attenta analisi di sé stessi prima di approcciare alle risorse umane. Soprattutto per la grande rilevanza che il comparto sta dando, giustamente, al benessere del dipendente. Tutto dipende dall’approccio che il dipendente ha sul proprio lavoro, con le dovute regole naturalmente, ma è innegabile che un’azienda che funziona è anche un’azienda accogliente. Questo significa che solo parte della propria competenza dipenderà dai libri e dunque dallo studio, l’altra parte dipenderà dal fattore umano e dalla capacità di saper affrontare situazioni da capovolgere, da migliorare, da far partire.
In maniera essenzialmente tecnica posso suggerire, per chi ha già intrapreso una propria analisi e si ritiene adeguato al settore di scegliere una formazione accademica in psicologia, sociologia o economia, tutte materie che possono aiutare molto l’approccio al settore, naturalmente ci sono anche master dedicati ed in alcuni casi davvero fanno la differenza.
Mi permetto di aggiungere che ci sono alcuni ambiti delle “sub-zone” delle Risorse Umane, prese meno in considerazione dai giovani, soprattutto perché meno conosciute, con il risultato che ci sono alcune figure professionali più complesse da ricercare, per chi come le agenzie per il lavoro, consulenti del lavoro, piuttosto che aziende che vogliono costruire un ufficio HR strutturato, le ricerca con estrema urgenza.
A riguardo, visto che le Politiche Attive sono un comparto relativamente giovane del settore, specializzarsi in questo ambito regala sicuramente maggiori chance nella ricerca di un lavoro. Anche il settore della Formazione risente molto della difficoltà di individuare le risorse giuste, sicuramente nella progettazione, rendicontazione, gestione dei fondi paritetici. La stessa somministrazione di lavoro ed in particolare la parte relativa alle attività amministrative decisamente diverse rispetto ad una gestione amministrativa del personale classica.
Le cose da fare e da “sognare” nelle Risorse Umane sono tante e affascinanti. Per chi ci crede davvero il successo è assicurato.
Intervista a cura del Team di Joinrs