Human Resources

Joinrs con Sofia, HR Generalist in Eurocar

Scritto da Il team di Joinrs | 27/11/2024

 Chi è Joinrs?  

Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.

Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

 

  Raccontando il mondo HR  

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri più obiettivi professionali. Oggi è Sofia a condividerci il suo percorso e consigli!

 

 

1) Ti sei avvicinata al mondo HR per sfida e curiosità. Cosa ti ha colpito di più in questo ambito rispetto ai tuoi studi in storia dell’arte?

Studiare storia dell’arte mi ha insegnato che grandi cambiamenti, punti di svolta e momenti di evoluzione sono frutto di più pareri, di più visioni, di più menti che, se si incontrano, confrontano, misurano e allineano nel modo giusto, danno vita a vere e proprie rivoluzioni. Il mio percorso di studi mi ha permesso di sviluppare competenze trasversali come l’apertura mentale, il pensiero laterale, il senso critico, la capacità di osservare attentamente, fare le giuste domande e andare oltre le apparenze. Nonostante in me la volontà di lavorare con le persone sia sempre stata presente, non credo di aver mai pensato alla mia carriera in un ambito come l’insegnamento o la ricerca e, dopo qualche anno di esperienza in ambito HR, sono felice di poter riconoscere quanto i miei studi si siano rivelati importanti per allenare qualità importanti per fare il mio lavoro e come mi abbiano fornito gli strumenti giusti per farmi strada in questo settore e, piano piano, definire e costruire il mio stile, il mio personale approccio al mondo HR.

 

2) Quali sono le competenze che ritieni essenziali per un HR nel contesto attuale del mercato del lavoro? 

Pensando alle caratteristiche dell’attuale mercato del lavoro, la prima parola che mi viene in mente è velocità, e per rispondere al meglio a questo contesto ritengo che per un HR siano fondamentali flessibilità e versatilità e, unitamente a questo, essenziale è il saper decidere. Se a questo aggiungiamo la presenza sempre maggiore della tecnologia e del digital in ogni ambito lavorativo, posso dire che anche la conoscenza dei nuovi tool digitali (o comunque la voglia di esplorarne le potenzialità) è una chiave di successo importante. Più in generale, credo che competenze tecniche legate a software specifici possano essere allenate, ma sono doti come la disponibilità, la capacità di ascolto e l’abilità di negoziazione ciò che oggi, a mio parere, possono fare la differenza. Forse però, oltre alle competenze, hard o soft che siano, oggi per un HR credo sia vincente possedere due super poteri: la disponibilità e la gentilezza.

 

3) Cosa pensi riguardo all'importanza del pensiero laterale nel settore HR? Come lo applichi nella tua pratica lavorativa?

Credo che lavorare nel mondo HR e avere a che fare con le persone sia davvero una sfida continua, le soluzioni (e i problemi) sono in continua evoluzione e ciò significa avere a disposizione moltissimi modi per allenare la nostra capacità di pensiero laterale. A volte pensiero laterale può voler dire andare fuori dagli schemi per la risoluzione di un problema, allontanarsi dalle consuetudini per proporre una nuova iniziativa, altre volte pensare laterale è sinonimo di non accontentarsi, approfondire per non rimanere in superficie. Nel mio lavoro cerco di applicare il pensiero laterale per risolvere i problemi o, addirittura, per anticiparli, pensando in prospettiva; nel recruiting il pensiero laterale mi porta talvolta a cercare un match di competenze non scontato e che possa portare valore aggiunto in azienda, nel team e che si riveli un arricchimento per il candidato. Nel contesto dell’automotive, poi, il pensiero laterale vuole anche dire insegnare nuove cose: proporre formazione sulle soft skills a chi, per la propria mansione, ha sempre e solo fatto formazione tecnica, insegnare cosa significa leadership a chi non è ancora manager, e quindi, ancora una volta, pensare a lungo termine, in prospettiva.

 

4) Hai qualche consiglio per chi, come te, desidera intraprendere una carriera in HR provenendo da un campo di studi differente?

Il consiglio più sincero che posso dare (ma che allo stesso tempo è una sorta di mio mantra personale) è quello di essere curiosi, di continuare a chiedersi il perché delle cose, ad approfondire, senza accontentarsi. Serve anche ascoltare e guardare chi fa questo mestiere da più tempo, prendere esempio, rubare con gli occhi, provare a fare le cose, sbagliare (senza avere paura di dirlo), accogliere compiti e responsabilità con grinta e fare del proprio meglio. Una cosa importante che mi sento di suggerire a chi si approccia al mondo HR, è di prendere ogni compito con serietà: anche se sul momento può apparire poco importante o con scarso valore aggiunto, ogni attività è parte di un processo più grande (e di certo più complesso) e, per avere padronanza dell’intero processo, occorre conoscerne ogni sua parte.

 

Intervista a cura del Team di Joinrs