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Joinrs con Valentina, HR Talent Partner in Arcaplanet

Sticker_Emozionata-1  Chi è Joinrs?  

Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.

Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

 

  Raccontando il mondo HR  Sticker_Determinata

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Valentina a condividerci il suo percorso e consigli!

 

"L’HR è un viaggio tra storie, emozioni e crescita: unire empatia e strategia significa costruire il futuro delle persone e delle organizzazioni"
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Valentina Fugallo

HR Talent Partner

1) Il tuo percorso inizia con una solida base accademica in psicologia. Cosa ti ha spinto a intraprendere la strada delle risorse umane e del talent acquisition?

La scelta di frequentare Psicologia nasce dalla profonda passione che nutro fin dai tempi del liceo classico nei confronti delle persone. Sono sempre stata affascinata dalle materie umanistiche, dallo studio dell’uomo e del suo pensiero: dal capire, comprendere e interpretare ogni nostro comportamento. Inizio così gli studi in Psicologia, dapprima convinta di voler approfondire in ambito clinico, mi sono imbattuta in un esame di Psicologia applicata al contesto lavorativo: proprio in questo frangente ho capito che la mia strada sarebbe stata quella di lavorare con le persone, ma in un contesto che potesse far emergere anche la loro potenzialità. Aiutare sì, ma vedere crescere e toccare con mano i risultati di ciascuno di loro.

L’ambito HR ti permette di conoscere moltissime persone che ti danno accesso alla loro storia: vedono in te, in quel momento, un aiuto nel loro percorso di crescita e sviluppo.

La meraviglia di ogni singolo colloquio è la possibilità di andare a fondo di ciascun candidato, di capire il suo percorso, di attenzionare le sue scelte e, vederlo crescere e svilupparsi nel contesto aziendale. 

 

2) Hai lavorato come educatrice prima di passare all’HR. Come queste esperienze hanno arricchito il tuo modo di relazionarti con le persone nel tuo attuale ruolo di HR?

La pregressa esperienza come educatrice mi ha permesso di sviluppare una forte empatia nei confronti delle persone: quando devi prenderti cura di un bambino o di una persona anziana, devi, per forza, sentire ciò che loro sentono e far fronte ai loro bisogni, perché loro non ne sono in grado. Hai un carico emotivo e di responsabilità molto alto, ma è proprio questo il motore che ti spinge ad andare a lavoro: la gratificazione che si prova nell’esser d’aiuto. Seppur in maniera diversa, trovo che il ruolo dell’HR sia un immedesimarsi nella desiderata altrui, nei bisogni dell’altro/a e cercare di essere per l’organizzazione un punto di riferimento.

Inoltre, il ruolo di educatrice ha permesso di sviluppare un forte team working: ti ritrovi a collaborare con una equipe di professionisti che con il loro sapere e la loro competenza tessono le fila di un intervento sociale/terapeutico. Bisogna imparare a fidarsi e a rispettare il perimetro altrui, senza voler prevaricare sull’altro/a.

Un altro aspetto che mi porto nel mio bagaglio dopo l’esperienza come educatrice è la resilienza: far fronte a momenti di sconforto e forte stress nel miglior modo possibile. Quando gestisci persone che in quel momento hanno solo te come punto di riferimento, non puoi permetterti di essere “debole”, devi tenere duro, devi essere tenace. Ecco, questo l’ho imparato grazie ai miei bimbi, ai miei anziani o alle persone con patologie cliniche gravi.

 

3) Credi che l’intelligenza emotiva sia una qualità importante per chi lavora in HR? Come la coltivi nel tuo quotidiano?

Come tutti sappiamo il concetto di intelligenza emotiva si riferisce alla capacità di gestire e comprendere appieno le proprie e altrui emozioni, in particolar modo ci si riferisce alla consapevolezza di sé, alla gestione di sé, alla consapevolezza sociale e alla gestione delle relazioni.

Credo sia una qualità fondamentale per chi desidera lavorare nell’ambito HR, ma al tempo stesso credo sia normale avere in alcune sue sottodimensioni delle aree di sviluppo. 
Mi spiego meglio: sarebbe fantastico se tutti noi HR fossimo al 100% consapevoli di ciò che proviamo e riuscissimo a controllarlo, come allo stesso tempo sarebbe fantastico riuscissimo sempre a empatizzare con il prossimo… ma vi svelo un segreto, non è sempre così 😊 ed è normale!!!

La palestra che facciamo quotidianamente per allenare questa qualità è moltissima, ma non è sempre facile riuscire.
Tante volte mi capita ancora di essere troppo emotiva, troppo coinvolta… Mi affeziono a un candidato, alla sua storia, mi dispiaccio per una dimissione improvvisa, mi rattristo per un progetto non andato come speravo nonostante ci avessi impiegato tutte le mie forze.

Ecco, questa mancata “gestione”, questo “eccesso” di emozioni, per me, non rappresenta per forza un “male”. È l’aspetto che più mi fa dire di amare con forza e passione questo lavoro. Perciò, sì, credo che sia una qualità importante.

Inoltre, l’intelligenza emotiva la si mette a dura prova collaborando con i propri colleghi o con altri team: non è sempre facile rapportarsi con idee e pensieri diversi, saperli accettare e farli proprio, cercando di trarre il buono da ognuno. È un lavoro fondamentale perché utile per arricchirsi.

 

4) Guardando al futuro, come immagini evolverà il settore delle risorse umane in generale?

Il futuro delle risorse umane credo vedrà il consolidarsi di alcuni pilastri che già oggi intravediamo con più o meno forza.
I dipendenti, oramai, non cercano solamente una retribuzione adeguata alla lora competenza e professionalità, ma quanto più possibile un ambiente di lavoro sereno, stimolante, che sia attento al work life balance e che ti dia modo di sentirti parte integrante del sistema e poter crescere.

Ecco perché, credo che i pilastri che vedremo sempre più solidi nel mondo Hr verteranno su ciò che concerne diversità ed inclusione, work life balance e welfare.

Il primo, prevedere di lavorare in un contesto libero da bias e pregiudizi, dove ognuno di noi è sereno nell’esprimersi e esente da critiche o ghettizzazioni. Team multietnici dove ci si possa confrontare con visioni e idee totalmente distanti dal tuo credo siano una carta vincente non da poco per rendere il lavoro stimolante e portare a termine obiettivi con quel tocco in più di brio 😉

Le tematiche relative al work life balance, altresì, saranno cruciali per lo sviluppo dei contesti aziendali del domani: prevedo che le aziende possano utilizzare un lavoro ibrido permanente, flessibilità negli orari, lavoro per obiettivi a prescindere dal livello e dalle gerarchie: questo credo possa facilitare la gestione della vita privata, favorire passioni al di fori del lavoro, accudire la propria famiglia, coltivare un nuovo sport, senza celarsi dietro a quel fatidico “non ho tempo”.
Infine, tutto ciò che riguarda il welfare penso verrà valorizzato: sappiamo tutti come un dipendente felice sia un dipendente più proficuo.

Ma cosa ci rende felici? Un piccolo aiuto in buoni pasto, ad esempio, che possano permettere alle famiglie di far fronte alle spese quotidiane sempre più importanti e di impatto sul famoso “fine mese”.

Convezioni con centri medici, studi dentistici, centri benessere e palestre.
Non per l’ultimo, non scordiamoci del benessere psicologico: credo si arriverà in ogni contesto organizzativo strutturato ad avere uno psicologo interno o un coach in grado di poter ascoltare e dialogare con ogni dipendente. 
Questi elementi insieme credo che saranno il focus del futuro prossimo e gli ingredienti segreti per creare dei contesti lavorativi felici ed efficienti.

 

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Intervista a cura del Team di Joinrs