Human Resources

Joinrs con Vincenzo, HR Transformation Expert in Horsa

Scritto da Il team di Joinrs | 25/2/2025

  Chi è Joinrs?  

Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.

Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

 

  Raccontando il mondo HR  

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Vincenzo a condividerci il suo percorso e consigli!

1) Quali competenze, sia tecniche sia trasversali, hai sviluppato durante il tuo percorso e ritieni essenziali per il successo nel settore HR?

Lavoro da circa 20 anni a supporto delle Direzioni delle Risorse Umane e subito compresi che per lavorare in questo settore le competenze attitudinali (le cosiddette soft skills) fossero importanti tanto quanto le competenze di area.

Le competenze di area e di approfondimento sui diversi processi HR le ho fatte proprie studiando, confrontandomi con esperti del settore, lavorando sul campo. Il settore della consulenza è una miniera preziosa di esperienze in questo senso: hai la possibilità di analizzare metodi, gestioni e filosofie HR differenti, azienda da azienda, nei diversi settori e contesti di mercato.

Ma le competenze di area si evolvono e mutano, perché cambia e si evolve il mercato del lavoro. 

Invece le capacità attitudinali mantengono, a mio modesto avviso, un peso determinante nel bagaglio di un professionista operante nel settore HR. Penso soprattutto all’empatia e intelligenza emotiva, alla capacità di ascolto attivo, tutti elementi che aprono le porte all’acquisizione di ulteriori capacità, quali la gestione dei conflitti, la negoziazione, flessibilità e adattabilità ai diversi contesti.

Valori di orientamento alle persone sono determinanti; un’efficace capacità di comunicare, indispensabile. Ricordandoci che l’ascolto è una componente fondamentale di un buon comunicatore.

Infine, essendo il focus sulle persone, uno spiccato senso di etica professionale può essere elemento determinante per distinguersi come stimato professionista operante nel settore HR.

 

2) Quali sono le sfide principali che le aziende affrontano oggi nel processo di digital transformation in ambito HR?

Credo che in tutte le organizzazioni, con riferimento alle tematiche HR, convivano al momento quattro importanti priorità. 

Come essere attrattivi. Come sviluppare motivazione e orientamento delle proprie risorse. Come accrescere l’esperienza umana e professionale in azienda. Come trattenere.

La digitalizzazione è il driver abilitatore a supporto di tali priorità. 

Nell’attrazione, ad esempio, il digitale deve aumentare i canali e le modalità di individuazione dei talenti, nonché il come l’azienda può rivolgersi ad essi per illustrare la propria organizzazione e modello culturale. Motivazione e orientamento delle risorse si sono evoluti rispetto al passato, dove la leva retributiva era dominante; l’equilibrio vita privata vs lavorativa, l’allineamento della scala valoriale del singolo con quella dell’organizzazione, sono divenuti determinanti per un rapporto sano e duraturo. Le soluzioni tecnologiche divengono strumento determinante per l’arricchimento dell’esperienza di lavoro di ciascun dipendente: creano efficienza e liberano tempi e risorse da dedicare ad attività a più alto valore aggiunto, alimentano collaborazione e cooperazione, danno voce per esprimere opinione su dove e come evolvere.

Dunque, complessivamente, potremmo dire che l’uso strategico della tecnologia aiuta le aziende a creare un ambiente più coinvolgente, produttivo e motivante per i dipendenti. L’obiettivo è migliorare la comunicazione, il benessere e la crescita professionale, riducendo al contempo lo stress e aumentando il senso di appartenenza.

 

3) Dal tuo punto di vista, com'è cambiato il modo di fare talent acquisition negli ultimi anni?

L’innovazione tecnologica, i cambiamenti nel mercato del lavoro e le diverse aspettative dei candidati hanno profondamento cambiato il modo di fare talent acquisition delle aziende negli ultimi anni. Il talent acquisition oggi è più digitale, basato sui dati e focalizzato sull’esperienza del candidato. Le aziende devono adottare strategie innovative per attrarre, valutare e trattenere i migliori talenti, valorizzando la tecnologia, la flessibilità e una cultura aziendale autentica.

Dal punto di vista della tecnologia, pensiamo a come l’avvento dell’intelligenza artificiale e machine learning abbia sviluppato il modo di reperire talenti sul mercato, nonché il conoscere in maniera davvero approfondita il profilo tecnico e attitudinale dei candidati. 

Pensiamo inoltre a come le aziende abbiano dovuto fare i conti con una ormai non più rinunciabile politica di employer branding e di storytelling aziendale, utilizzando prevalentemente i più diffusi strumenti social disponibili sul mercato. Pensiamo anche a come si siano sviluppati i messaggi e la definizione di politiche su etica e sostenibilità: specialmente le nuove generazioni (Millennials e Gen Z), scelgono sempre di più aziende con una forte mission e valori etici (es. inclusività, sostenibilità, work-life balance).

La grande competizione sul mercato per reperire talenti ha accentuato l’attenzione su politiche skill-based hiring rivolte anche alle risorse già presenti in azienda, verso le quali vengono promosse sempre più spesso azioni di up-skilling per mobilità orizzontali e verticali, sviluppando quel fenomeno sommerso delle ‘assunzioni silenziose’.

 

4) Come si può mantenere alto l’engagement dei dipendenti in un contesto aziendale sempre più digitalizzato?

Mantenere alto l’engagement dei lavoratori in un ambiente sempre più digitalizzato è una delle principali sfide per le aziende di oggi. Il rischio di disconnessione emotiva, isolamento e ridotta motivazione è elevato, soprattutto con il lavoro da remoto e l’uso massivo della tecnologia.

Per questo la tecnologia deve essere utilizzata per connettere, unire, far collaborare e dialogare, coinvolgere, condividere esperienze. Uno dei principali elementi di engagement è il dare voce alle persone e mettere in pratica suggerimenti e iniziative che facciano evolvere: su questo i supporti tecnologici sono davvero abilitanti, si pensi soltanto alla semplicità attraverso la quale oggi un’organizzazione può avviare una survey o una casella collaborativa con proposte e suggerimenti.

L’alto ingaggio dei dipendenti richiede una narrativa aziendale (mission, valori aziendali, obiettivi) chiara, illuminante, fruibile sempre e ovunque. Richiede integrità tra quanto professato e quanto attuato. Tutti elementi che vedono negli strumenti digitali sensazionali leve di diffusione e attuazione.

L’engagement in un ambiente di lavoro digitalizzato si mantiene alto combinando tecnologia, umanità e benessere. I dipendenti vogliono sentirsi ascoltati, supportati e valorizzati: creare un ambiente di lavoro in cui possano crescere ed esprimere il loro potenziale è la chiave per il successo a lungo termine.

 

Intervista a cura del Team di Joinrs