Joinrs con Alessia, Talent Acquisition Specialist in Vend
Chi è Joinrs?
Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.
Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.
Raccontando il mondo HR 
Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Alessia a condividerci il suo percorso e consigli!
"Il punto d’incontro tra empatia e strategia è dove nasce la vera Talent Acquisition: un lavoro che unisce ascolto, consapevolezza e scelta delle parole per costruire esperienze che lasciano il segno"

Alessia Porazzi
Talent Acquisition Specialist
1) Nel tuo percorso sei passata dall’insegnamento delle lingue alla talent acquisition. Che cosa ti ha spinto verso il mondo HR e del recruiting?
Ho amato profondamente il mio periodo nell’insegnamento delle lingue straniere, dove trovavo un forte allineamento con i miei studi universitari in linguistica, antropologia culturale e psicologia. Tuttavia, sentivo anche il desiderio di integrare queste competenze con quelle sviluppate nelle mie prime esperienze nel mondo sales, come la negoziazione e la comunicazione strategica.
Quando mi sono trasferita a Helsinki nel 2020 é stato come fare un "reset": mi sono ritrovata a un bivio tra continuare nell’insegnamento o tornare nell’ambito commerciale, entrambi percorsi che avrebbero richiesto adattamenti formativi per la Finlandia. Inizialmente ho trovato lavoro in una scuola privata come insegnante di inglese, la mia prima esperienza lavorativa in questo Paese, a cui devo tantissimo.
Alcuni mesi dopo ho scoperto un annuncio per una posizione in Talent Acquisition. In quel momento ho avuto la sensazione di aver trovato il punto d’incontro perfetto tra le mie due anime professionali: la dimensione umana e quella strategica. Ho deciso di candidarmi, e oggi, dopo tre anni e mezzo nella stessa azienda, mi sento grata di aver trovato un ruolo che valorizza tutti i miei punti di forza e mi consente di crescere ogni giorno.
Per approfondire:
Alessia ha parlato di come é stato per lei cambiare campo, a cosa prestare attenzione quando si vuole farlo e quali strategie mettere in gioco nell'episodio Career Switchers' Tales del podcast The Career Cast.
2) La tua formazione accademica è molto ricca e internazionale. In che modo i tuoi studi in comunicazione, marketing e psicologia sociale ti hanno aiutata nel ruolo di Talent Acquisition Specialist?
Ritengo che la Talent Acquisition sia un ruolo che richiede una combinazione davvero articolata di competenze, ma se dovessi individuarne una “Top 3”, direi: relazioni interpersonali, organizzazione strategica e negoziazione. Ogni processo di selezione ci pone davanti a un doppio obiettivo: soddisfare le esigenze del business e, allo stesso tempo, garantire la miglior esperienza possibile ai candidati. Spesso queste due forze spingono in direzioni diverse. In più, dobbiamo gestire il nostro tempo tra colloqui, valutazioni, allineamenti con gli stakeholder, sincronizzazione delle comunicazioni e cura dei dettagli. Sta a noi mediare, guidare e valutare, mantenendo sempre equilibrio e lucidità.
La mia formazione accademica mi ha dato strumenti fondamentali per affrontare tutto questo: mi ha insegnato a comprendere l’impatto che le parole possono avere, a costruire relazioni autentiche con hiring manager e candidati, a riconoscere e valorizzare il potenziale individuale. Ad esempio, le conoscenze apprese in psicologia sociale e comunicazione strategica mi aiutano ogni giorno a scegliere come pormi, a scrivere un messaggio di rejection in modo empatico, a gestire conversazioni delicate, ad esempio nella fase di offerta.
Ovviamente, l’esperienza sul campo è insostituibile: è lì che si affinano davvero queste competenze. Ma posso dire con certezza che la mia formazione è stata una solida base su cui costruire la mia crescita professionale.
3) Si parla molto di candidate experience. Tu come la interpreti e quali sono secondo te gli elementi che fanno davvero la differenza in un processo di selezione?
Siamo stati tutti candidati almeno una volta. Quando sono arrivata a Helsinki, ho passato diversi mesi a inviare candidature e fare colloqui senza ricevere offerte. Questo vissuto personale ha lasciato un segno forte: oggi cerco di essere il TA che avrei voluto incontrare in quel periodo, e questa rimane la mia "bussola" principale.
Per me, la candidate experience ha alla base il rispetto, trasparenza e cura. I feedback che riceviamo dai candidati indicano che la chiarezza sugli step del processo fin dall’annuncio, la puntualità nelle comunicazioni, i colloqui non biased e i feedback personalizzati sono tra gli aspetti più apprezzati.
Inoltre, sono una grande sostenitrice dell'importanza della scelta delle parole che usiamo: ogni messaggio è un’occasione per far sentire il candidato visto e rispettato - basta davvero una linea in piú per rendere una comunicazione personalizzata e umana.
L’AI ci sta dando una mano nell’automatizzare e personalizzare i messaggi, ma resta essenziale il nostro tocco umano nella supervisione e, ancora piú importante, nella nostra intenzione comunicativa.
4) C’è un consiglio che daresti a chi vorrebbe entrare oggi nel mondo della talent acquisition?
Il primo passo verso qualunque scelta di percorso, secondo me, è chiedersi con sincerità “perché”. Perché vogliamo entrare nel mondo della Talent Acquisition? Cosa ci attrae davvero in questo ruolo? Quando abbiamo chiaro il nostro why, tutto il resto (le scelte di carriera, gli investimenti formativi, le direzioni da prendere) diventa via via più chiaro e coerente.
Il secondo passo è mappare le competenze trasferibili che abbiamo già sviluppato in altri contesti: capacità relazionali, gestione del tempo, comunicazione strategica, ascolto attivo, negoziazione, ecc. L’allineamento tra ciò che sappiamo fare bene e ciò che facciamo con passione è una leva potentissima per la soddisfazione e la crescita professionale.
Quando ci si candida, consiglio di preparare esempi concreti di come queste competenze siano state usate in passato e di come possano tradursi nel ruolo di TA, in modo coerente con le responsabilità indicate nella job description. Questo mostra consapevolezza e capacità di lettura del ruolo.
Un altro elemento fondamentale, soprattutto nei paesi nordici ma utile ovunque, è il network. Parlare con persone che già lavorano nella Talent Acquisition è un modo prezioso per capire le differenze tra aziende, culture e approcci. È un modo per raccogliere aspettative più realistiche, consigli pratici e magari anche opportunità concrete.
Infine, il nostro lavoro sta cambiando rapidamente con l’arrivo e l’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Per questo serve una forte learning agility (cioè la capacità di imparare rapidamente, adattarsi al cambiamento e mettersi in discussione) e pensiero critico, per analizzare cosa ha davvero senso adottare, come, e perché. L’AI può supportarci enormemente, ma dobbiamo sempre chiederci a servizio di chi e di che tipo di esperienza stiamo usandola.
Intervista a cura del Team di Joinrs