Joinrs con Francesco, HR Head Italy in Syngenta
Chi è Joinrs?
Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.
Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.
Raccontando il mondo HR 
Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Francesco a condividerci il suo percorso e consigli!
"Il vero valore sta nella capacità di evolvere, adattarsi e imparare dagli altri, con uno sguardo globale e un radicamento locale"
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Francesco Paglino
HR Head Italy
1) Da oltre 15 anni sei in Syngenta, realtà leader nel settore agroalimentare. Come hai visto cambiare l’azienda in questi anni dal punto di vista delle persone e della cultura organizzativa?
Nei miei oltre 15 anni in Syngenta, ho assistito a un'affascinante evoluzione culturale dell'azienda. Quando sono arrivato dalla precedente esperienza in consulenza, ho trovato un'organizzazione ben strutturata ma con una forte impronta locale. La trasformazione più significativa che ho osservato è stata quindi vedere i nostri team italiani sviluppare una mentalità sempre più globale, mantenendo però quel prezioso legame con il territorio che caratterizza il nostro settore.
Negli ultimi anni, questa evoluzione ha reso Syngenta un ambiente particolarmente attrattivo per i talenti, specialmente per i più giovani. La nostra capacità di coniugare dimensione internazionale e radicamento locale offre opportunità uniche di crescita professionale che risuonano particolarmente con le nuove generazioni, sempre più alla ricerca di esperienze lavorative significative e diversificate.
Guardando indietro, un altro cambiamento rilevante è stato vedere come l'azienda e le persone abbiano progressivamente imparato a metabolizzare il cambiamento in modo più veloce. Questo è diventato una costante nella vita organizzativa di tante aziende, specialmente quelle con un imprinting globale come la nostra. Imparare a gestire e assimilare rapidamente queste trasformazioni è ormai un requisito fondamentale.
Nonostante questa evoluzione verso una dimensione più globale e dinamica, ciò che però apprezzo particolarmente è che Syngenta, così come la conosco, e il settore nel quale lavoriamo, riesce a mantenere ancora una forte identità locale connessa al territorio. Questo equilibrio tra globalità e radicamento locale rimane per me un valore importante ed è una delle caratteristiche che più apprezzo.
2) Oggi sei responsabile HR per un’area ampia e articolata come l’Italia e il Mediterraneo. Quali sono le sfide principali di un ruolo così internazionale e interculturale?
La sfida principale del mio ruolo di responsabile HR per l'area Italia e Mediterraneo è pensare in maniera autenticamente multiterritoriale. Questo significa riuscire a mettere a fattor comune esigenze e tipicità che differenziano i vari paesi di cui sono responsabile.
Quotidianamente lavoro per trovare punti di contatto tra realtà diverse e creare modalità efficaci per condividere best practice e storie di successo che possano essere replicate nei diversi contesti. È un esercizio continuo di ascolto e sintesi che richiede flessibilità e visione d'insieme.
L'aspetto interculturale, più che una sfida, lo vivo come un arricchimento. Sebbene le differenze culturali nell'area mediterranea non siano estremamente marcate, rappresentano comunque uno stimolo prezioso per guardare le situazioni da prospettive diverse da quelle a cui si è abituati.
Questo approccio mi permette di sviluppare soluzioni HR più inclusive e adattabili, capaci di rispondere alle specificità locali mantenendo al contempo una coerenza strategica globale. È un equilibrio delicato ma estremamente stimolante, che richiede capacità di ascolto, empatia e una continua disponibilità ad apprendere dalle diverse culture con cui interagisco quotidianamente.
3) La tua esperienza include anche un percorso di formazione in coaching e change management. In che modo queste competenze ti sono utili nella tua quotidianità?
Il mio percorso di formazione si rivela particolarmente prezioso nella gestione quotidiana, aiutandomi di guidare efficacemente il mio team e supportare i collaboratori nell'affrontare le sfide professionali, contribuendo contestualmente al loro sviluppo di professionale. L'esperienza nel change management mi ha aiutato nel guidare i grandi processi di trasformazione che sono fisiologici nelle realtà globali come la nostra. Da professionista HR, credo che questo sia anche un valore che è importante riuscire a trasferire ai business leader, che a volte sono portati a guardare questi processi in maniera un po' asettica e possono sottovalutarne la complessità dal punto di vista umano.
Il coaching mi ha insegnato l'arte di fare le domande e ascoltare piuttosto che offrire risposte preconfezionate. Questo approccio si rivela fondamentale quando lavoro con manager che devono sviluppare autonomamente strategie efficaci per le loro squadre.
Nella gestione quotidiana, queste competenze mi permettono di creare uno spazio sicuro dove le persone possono esprimere dubbi e preoccupazioni durante i cambiamenti organizzativi. In questo modo è possibile trasformare potenziali resistenze in opportunità di crescita, facilitando l'adozione di nuovi processi. La formazione in coaching mi ha anche fornito strumenti pratici per supportare i colleghi nei momenti di transizione professionale, aiutandoli a identificare i propri punti di forza e le aree di miglioramento in modo costruttivo.
4) Quali sono secondo te le competenze soft che stanno diventando sempre più centrali nei processi di selezione e sviluppo?
Le competenze soft che vedo diventare sempre più centrali nei nostri processi di selezione e sviluppo sono innanzitutto la capacità e disponibilità a lavorare in team, mettendosi in gioco di fronte a sfide anche lontane dalla propria area di comfort o esperienza precedente.
La curiosità rappresenta un elemento fondamentale, così come l'empatia e la capacità di relazionarsi con persone che hanno stili e storie diverse. Questa è la realtà che viviamo quotidianamente in contesti complessi e su scala globale come il nostro. Ritengo altrettanto importante un'attitudine all'apprendimento continuo. Nel mondo attuale, la capacità di aggiornarsi costantemente è imprescindibile per rimanere competitivi e rispondere efficacemente alle esigenze in continua evoluzione del mercato.
Anche la consapevolezza di sé emerge come competenza particolarmente preziosa: include una chiara comprensione del proprio livello di expertise e la capacità di valutare realisticamente come il proprio profilo possa integrarsi all’interno dell’organizzazione. Questo si traduce in aspettative professionali concrete e ben calibrate, segno di maturità e visione strategica.
In un mondo del lavoro in costante trasformazione, io credo che il vero vantaggio competitivo non risiede solo nelle competenze tecniche che si possiedono oggi, ma nella propria capacità di evolvere, adattarsi e crescere insieme alle sfide di domani. Non è tanto ciò che si è capaci di fare ora, ma ciò che si pronti ad imparare che determinerà il successo.
Intervista a cura del Team di Joinrs