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Joinrs con Michele, Talent Acquisition Manager in Thermo Fisher

Sticker_Emozionata-1  Chi è Joinrs?  

Joinrs è la job board potenziata dall'intelligenza artificiale, progettata per connettere candidati GenZ -studenti universitari e laureati con pochi anni di esperienza lavorativa- con le aziende più compatibili. Grazie alla nostra AI, supportiamo sia i job seeker che i recruiter nell'identificare le migliori opportunità, rendendo il processo di selezione più rapido ed efficiente e riducendo lo sforzo richiesto. Solo le candidature più allineate ai requisiti arrivano ai recruiter, garantendo qualità e precisione.

Oggi, più di 300 aziende ci hanno scelto per potenziare la loro talent attraction, beneficiando anche delle nostre attività mirate all'employer branding, il tutto all'interno della nostra community di quasi 1 milione di utenti. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

  Raccontando il mondo HR  Sticker_Determinata

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri obiettivi professionali. Oggi è Michele a condividerci il suo percorso e consigli!

 
1) Il Work-life balance è un tema che affronti nel tuo lavoro, come vedi evolvere questo concetto oggi, soprattutto nei contesti globali?
Il work-life balance è uno degli aspetti principali della nostra vita lavorativa: negli anni questo equilibrio ha assunto, di volta in volta, e a seconda delle diverse culture professionali, un valore diverso, più spostato verso il “work” o verso il “life”, si pensi al periodo recente della “great resignation”. Oggi la sensazione è che la parola chiave sia proprio equilibrio tra i due aspetti. I dati ci dicono che, a livello globale, la “great resignation” si è trasformata nel “great stay”. Senza aver la pretesa di spiegare questa tendenza, è però chiaro che il tema caldo è tenere insieme queste due poli in una relazione di senso.

Il lavoro è visto come qualcosa che serve a potenziare e migliorare la dimensione personale della vita extra lavorativa, dall’altra parte siamo sempre più chiamati a portare nel luogo di lavoro la nostra individualità, personalità ed esperienza extra lavorativa. 

Dal punto di vista del recruitment è abbastanza chiaro che, trasversalmente ai vari paesi e ruoli professionali, quando i due aspetti entrano in conflitto, è molto difficile che siamo disposti a compromettere la sfera della vita privata e del tempo libero, anche quando potremmo ottenere un migliore equilibrio in futuro, in una prospettiva di investimento nel lungo termine. La generale sensazione di incertezza, una parola chiave del nostro tempo, gioca sicuramente a sfavore. Guardando però al lato positivo, può significare che siamo in grado di “estrarre valore” dal nostro contesto lavorativo, e dall’investire in una relazione professionale, senza una impellente necessità di cercare valore altrove o di cercarlo nel cambiamento. 

Questo è uno spunto importantissimo per i datori di lavoro, che possono coglierlo per capire come facilitare una dinamica positiva a favore della retention, ad esempio tramite percorsi di crescita professionale alternativi rispetto alla classica promozione in senso gerarchico.

2) L'innovazione gioca un ruolo chiave in Thermo Fisher. Come integrati nuove tecnologie o approcci digitali nel processo di acquisizione talenti?

I processi di talent acquisition si prestano particolarmente ad essere migliorati tramite l’utilizzo delle tecnologie digitali. I tempi dei CV cartacei sono molto lontani, ormai! 

Questo è vero soprattutto in un contesto multinazionale, dove i grandi volumi da gestire (di ricerche, di candidati, di stakeholder) e la complessità dei processi generano un bisogno di efficienza e standardizzazione. Termini che, nel mondo del recruitment, si dovrebbero tradurre in rapidità del processo, qualità delle relazioni ed equità del processo decisionale. 
La prospettiva da tenere sempre a mente è che il recruiter si trova in una posizione chiave: è là dove una persona sta scegliendo di cambiare lavoro, spesso una scelta di vita molto importante, ed è là dove un team sta inserendo una nuova persona, una fase cruciale della vita organizzativa. In entrambi i casi abbiamo a che fare con un momento molto delicato nella vita delle persone, dove l’empatia, la qualità della relazione e della comunicazione possono fare una grande differenza nel bene e nel male. Gli aspetti più pragmatici della decisione su un candidato o su un luogo di lavoro come lo stipendio o la mansione, hanno sempre bisogno di essere accompagnati dalla fiducia nei propri interlocutori. 

Un buon utilizzo delle tecnologie, intese come sistemi, gli strumenti e processi tecnici che si utilizzano per gestire il processo di talent acquisition, sono il terreno sul quale si gioca questa partita. 

Nel team di Talent Acquisition di Thermo Fisher Scientific l’attenzione a questi aspetti e molto alta e posso dire di avere a disposizione un “tech stack” veramente all’avanguardia, che include molti tool basati sull’AI. Ancor più importante però è l’attenzione che poniamo a come questi strumenti vengono messi al servizio dei nostri obiettivi strategici. Nella pratica, si tratta di investire nella formazione a tutti i livelli. Da un lato è fondamentale la formazione tecnica per capire a fondo il funzionamento degli strumenti e come sono integrati tra di loro. Al tempo stesso non si può smettere di focalizzarsi sulle competenze chiave del recruitment: capacità interpersonali, business acumen, conoscenza del mercato, etc.

Solo grazie al continuo sviluppo e aggiornamento delle competenze si può fare in modo che la tecnologia non sia una semplice scorciatoia dagli esiti incerti, ma uno strumento importante che genera valore aggiunto in termini di qualità del processo e delle relazioni.

 

3) In Thermo Fisher hai una responsabilità su una regione ampia come l’EMEA South. Quali sono le principali sfide di gestire il Talent Acquisition in un contesto così internazionale?

Ho la fortuna di lavorare in un team internazionale davvero fantastico. I miei colleghi e colleghe fanno sembrare semplici anche le sfide lavorative più complesse. La sfida più grande che mi rimane è avere a che fare ogni giorno con tanta complessità, che, a ben pensarci, è anche la risorsa più importante. 

In ogni paese, così come in ogni team, ufficio o stabilimento, si trovano diversi approcci e diversi stili comunicativi e decisionali. Ciascuna realtà ha poi le sue specifiche necessità organizzative, alle quali dobbiamo andare incontro. 

Gestire questa diversità richiede grande impegno quotidiano, ma al tempo stesso aiuta ad affrontare le singole situazioni con uno sguardo nuovo, con una prospettiva più ampia. Spesso, è tutto ciò che serve per risolvere un problema!

 

 

4) Quali consigli daresti a un giovane che deve affrontare un colloquio di lavoro per la prima volta?

Ripeto spesso che, in quanto essere umani, non siamo fatti per fare i colloqui. Vale in entrambi i sensi: è molto difficile sedersi sulla sedia del candidato, ma è anche molto difficile scegliere una persona sulla base di criteri totalmente diversi da quelli che utilizziamo naturalmente per valutare le persone che ci circondano nella vita quotidiana.

Quindi, siccome non ci viene naturale, la soluzione è... fare pratica! 

Studiate bene l’annuncio e studiate bene il vostro CV: sono gli strumenti che avete per raccontare una bella storia, che inizia con la vostra esperienza e motivazione e finisce con l’esito positivo del colloquio.  Provate a capire come ogni elemento dell’annuncio di lavoro si connette al vostro CV e poi provate a farvi delle domande e a rispondere ad alta voce. L’obiettivo non è memorizzare una risposta standard da recitare a comando, ma essere pronti a fare questi collegamenti in maniera naturale e rapida in una situazione di forte stress emotivo. Eviterete di fare “scena muta” e il colloquio assomiglierà sempre di più a una conversazione invece che ad una interrogazione! 

 

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Intervista a cura del Team di Joinrs